South Kaibab - Bright Angel trail

Sveglia alle 5 nella Kaibab national forest, immediatamente fuori dal Grand Canyon National Park. Stanotte siamo morti di freddo. Il termometro della macchina segna 32° Fahrenheit, pari a 0° Centigradi! Ci vestiamo rapidamente cercando di scaldarci. É troppo freddo per fare colazione: accendiamo il motore e guidiamo con l’intenzione di proseguire fino al punto in cui il Long Jim loop si riallaccia alla strada principale, a valle di Tusayan, in modo da scaldare un po’ la macchina. Ci fermiamo in corrispondenza di un’area con campi sportivi, tavoli da pic-nic e bagni - che però troviamo chiusi. Il cielo si schiarisce, sembra un filo meno freddo. Cuociamo i toast preparati ieri sera e mettiamo su il caffè: piano piano cominciamo a scaldarci. Albeggia. Riprendiamo la macchina e ci dirigiamo verso l’ingresso sud del parco proseguendo fino al parcheggio del visitor center, dove lasciamo la macchina. Ci rechiamo alla fermata della navetta arancione - orange route - per la Desert view drive. Abbiamo addosso quasi tutti gli strati di abbigliamento tecnico di cui disponiamo. L’intenzione è di recarci alla partenza del South Kaibab trail, percorrere il sentiero fin giù al Colorado river, proseguire per il Phantom ranch e, da lì, dopo esserci riposati, intraprendere i 1800 m di salita del Bright Angel trail fino a tornare sul South Rim. Il rientro alla macchina è previsto tramite la navetta della linea blu. Una ragazza tutta bardata con un grosso zaino in spalla si mette in fila dietro di noi. Ci chiediamo se siamo vestiti adeguatamente. Arriva la navetta: oltre a noi e alla ragazza super tecnica, sale anche un’altra coppia. Arriviamo alla nostra fermata e tutti quanti scendiamo dallo shuttle. Cerchiamo l’imbocco del sentiero. La coppia ci segue fino a che, percorrendo il bordo del Rim, lo troviamo.

L’attacco del South Kaibab trail

Fra una cosa e l’altra iniziamo a percorrere il sentiero vero e proprio alle 7 in punto. Il South Kaibab trailhead si trova a 2195 m di altitudine. La progressione è facile e l’itinerario ben segnato. Scendiamo rapidamente al di sotto del livello del Rim. Fa uno strano effetto iniziare una simile impresa in discesa: sembra tutto così… facile! Intravediamo altri escursionisti sotto di noi. Dopo qualche tornante in discesa cominciamo già a toglierci i primi strati di abbigliamento tecnico. Il clima per ora è perfetto. In breve raggiungiamo lo Ooh Ahh point (quota 1939 m), sostanzialmente uno slargo panoramico in un tornante del sentiero, dove troviamo un gruppetto di persone intente a scattare fotografie.

Cedar ridge

Procediamo e, scendendo ancora, arriviamo al Cedar ridge (quota 1839 m, ore 7:38), un pianoro con bagni compost - molto ben tenuti - e una balaustra per legare muli e cavalli. Durante la nostra breve sosta, infatti, vediamo passare un paio di locals a cavallo e proseguire in direzione Colorado river. Ripartiamo: a mano a mano che scendiamo, notiamo come gli escursionisti diminuiscano progressivamente: la maggior parte di essi, infatti, percorre solo un tratto del sentiero per poi risalire sul Rim. Nella guida del parco il Cedar ridge è indicato come punto massimo oltre cui non avventurarsi in giornata d’estate. Incrociamo un ragazzo bulgaro con cui scambiamo due chiacchiere. Vive da anni in California e, quando sente che siamo italiani e che veniamo da Bologna, esclama: “Bologna! Zecchino d’oro!” spiegandoci che in Bulgaria lo Zecchino d’oro è conosciutissimo e molto seguito.

Skeleton point

Ormai in maniche e pantaloncini corti, raggiungiamo lo Skeleton point (quota 1553 m): sono le 8:30. Questo è il punto oltre il quale i rangers sconsigliano di proseguire in giornata in primavera. Non ci fermiamo: un goccio d’acqua e via verso il basso. Ormai siamo ben al di sotto del Rim. Il fatto che non ci sia un salto unico ma che la progressione verso il Colorado river avvenga per gradoni rende meno drammatica l’idea della risalita che ci attende nel pomeriggio. La temperatura comincia ad aumentare, siamo sotto il sole senza ombra. Comunque, finché si scende, “tutti i santi aiutano”…! Continuiamo per il sentiero che procede a zig zag vedendo in lontananza gli ultimi salti di roccia verso il fiume. Siamo sempre in meno. L’ambiente piano piano cambia: ancora piuttosto brullo, dominato da rocce rosse, comincia però a punteggiarsi dei fiori caratteristici dei contesti semidesertici. Tra i vari notiamo i fiori di cactus, in alcuni casi gialli, in altri rosa.

Tipoff

Arriviamo al Tipoff (quota 1203 m) alle 9:25. Questa è l’ultima “via di fuga” e chance per evitare di arrivare fin giù. Da qui infatti parte l’East Tonto trail che, più o meno in quota, si ricongiunge con il Bright Angel trail all’altezza dell’Indian garden. Oltre al capanno dei bagni, troviamo una tettoia che protegge una serie di panche di legno dove gli escursionisti possono riposarsi all’ombra. Mentre riprendiamo le energie preparandoci all’ultimo tratto in discesa, notiamo uno scoiattolino aggirarsi attorno ai visitatori in cerca di cibo. Nonostante i numerosi cartelli di monito a non nutrire gli animali del parco, evidentemente da qualcuno ricevono cibo, in quanto mostrano un po’ troppa confidenza con le persone. Lungo il sentiero su cui ci accingiamo a proseguire, vediamo giungere un gruppo di muli che procede in fila indiana. I muli vengono utilizzati nel canyon per condurre i turisti e per portare i rifornimenti al Phantom ranch e al relativo campeggio vicino al fiume. Ripartiamo per l’ultimo tratto in discesa, discesa che sembra non finire più - e che poi si trasformerà in salita! Intravediamo dall’alto il Black bridge, il primo dei due ponti sul Colorado river che ci troveremo ad attraversare. Una volta arrivati giù, in alternativa all’attraversamento del fiume funzionale al raggiungimento della spiaggia, del Phantom ranch e del punto dove fare acqua, un bivio ci mostra il River trail, un sentiero che, rimanendo sulla sponda sud, consente di andare ad imboccare direttamente il Bright Angel trail in salita.

Black bridge

Rimaniamo fedeli al nostro programma e, alle 10:30, raggiungiamo il Black bridge (quota 756 m). Il ponte, di metallo e legno, è lungo e imponente e si trova parecchio al di sopra dell’acqua. Una volta sull’altra sponda, raggiungiamo la prima spiaggetta che troviamo per mettere i piedi a mollo: l’acqua è gelida! Gelida ma rigenerante. Sulla stessa spiaggia sono ancorati due gommoni destinati ad escursioni fra le rapide. Abbiamo letto che, per via delle tante richieste, questo tipo di gita va prenotato fino a un anno prima! Ci rimettiamo calze e scarpe e ci avviamo verso il leggendario Phantom ranch. Ci inoltriamo per una stretta valle insolitamente verdeggiante che piano piano comincia ad arrampicarsi verso il North Rim. Il prosieguo del South Kaibab trail che abbiamo appena percorso - quindi scendendo dal South Rim -, sul lato nord del canyon procederebbe infatti passando proprio per di qua e prendendo il nome di North Kaibab trail. La temperatura dell’aria, rispetto a quella del Rim, è molto più calda, stimiamo sui 30° C. Una delle ragioni per cui questo itinerario è considerato proibitivo, infatti, risiede proprio nella grande differenza di temperatura fra il Rim e l’inner canyon, ovvero il fondo del canyon, dove scorre il Colorado river. E pensare che siamo solo ad aprile!

Phantom ranch

Percorrendo il facile sentiero tra gli alberi, attraversiamo il Bright Angel campground le cui sistemazioni, prevalentemente tende, sono sparse lungo la valle. Pernottare qui, unico modo per spezzare in due l’itinerario Rim-2River-2Rim o l’ancor più ambizioso Rim-2Rim-2Rim (South Rim - North Rim - South Rim o viceversa), è considerato estremamente ambito, proprio in relazione alla grande difficoltà di percorrere l’itinerario in giornata. Vista la grande quantità di richieste, il campeggio non è prenotabile e l’unico modo per potervi pernottare è vincere la lotteria che mette in palio i posti a disposizione ogni notte. Abbiamo sentito di gente che ha tentato la lotteria 4-5 volte e, non riuscendo ad aggiudicarsi il campeggio, ha rinunciato oppure si è allenata per essere in grado di percorrere l’itinerario in giornata. Arriviamo al Phantom ranch (quota 780 m), una sorta di oasi antropizzata al termine del campeggio. Alcuni tavoli di legno sono disponibili all’aperto per gli escursionisti. Riconosciamo alcune persone già incontrate lungo il percorso. Sono le 11:15. Ci concediamo 45’ di sosta, non di più, in quanto la parte più impegnativa dell’itinerario deve ancora cominciare. Ci siamo portati toast e barrette e di fronte ai tavoli c’è una fontana di acqua fresca. Vogliamo comunque assaggiare la leggendaria limonata del Phantom ranch. Fresca e poco zuccherata, perfetta! Per il momento la migliore mai assaggiata. Un paio di scoiattolini si avvicina agli escursionisti che stanno mangiando, addirittura avventurandosi a curiosare intorno a uno zaino incustodito. Non ci facciamo intenerire, proprio perché sappiamo che è per il loro bene e non cediamo cibo. Dopo aver sfruttato gli impeccabili bagni compost del rach, a mezzogiorno in punto, ormai tolti tutti gli strati che ci eravamo portati dietro e rimanendo con indosso solo l’essenziale, ci avviamo per la nostra piccola impresa.

Bright bridge

In breve raggiungiamo il Bright bridge (quota 761 m), ponte argentato che ci consente di riattraversare il Colorado river, questa volta più a valle. Tornati sulla riva sud, percorriamo il breve tratto del River trail che costeggia il fiume e attacchiamo il sentiero per risalire, il Bright Angel trail. La combinazione dei due sentieri in questo ordine (SK per scendere e BA per risalire) è quella generalmente scelta per due ragioni: il SK è interamente al sole mentre il BA gode di un tratto immerso nella vegetazione in corrispondenza dell’Indian garden e della parte più vicina al Rim parzialmente in ombra al pomeriggio, quindi è più consigliabile percorrere il BA in salita. La seconda ragione è legata al fatto che lungo il SK non c’è acqua, mentre la stessa è disponibile lungo il BA in più punti - tutto l’anno presso l’Indian garden e, solo stagionalmente, presso la 3 mile resthouse e la 1.5 mile resthouse: anche questa condizione fa optare per la disponibilità di acqua al ritorno, in salita.

River resthouse

La salita comincia nel momento in cui il sentiero abbandona il Colorado river in direzione sud, verso il South Rim, in questo momento estremamente distante. Pare quasi impossibile dover tornare lassù. Alle 13 passiamo la River resthouse (quota 782 m). Per fortuna il sentiero è comodo e a tratti gradonato, privo di punti particolarmente ripidi. Cerchiamo di trovare un ritmo che ci consenta di procedere a passo costante. Il sole si fa sentire. Attraversiamo più volte un piccolo corso d’acqua e ne approfittiamo per bagnare la testa. Ci siamo dati una tabella di marcia facendo riferimento all’esperienza di un intrepido escursionista che ha percorso il nostro stesso itinerario e lo ha condiviso su YouTube, specificandone i tempi di percorrenza per tappa e concludendo l’escursione in 7h 30’ in gennaio - stagione con molta meno luce e quindi meno tempo a disposizione, ma anche con temperature meno proibitive, almeno in relazione al caldo. Fino adesso siamo stati di poco più lenti di lui. Per il tratto dalla River resthouse all’Indian garden abbiamo come riferimento 1h 20’, una sezione bella lunga, quindi. A mano a mano che saliamo ci stupiamo di incontrare gente che scende: eravamo nelle loro stesse condizioni, scendendo dal SK, circa tre ore fa… com’è possibile che stiano ancora scendendo? Ci rispondiamo dicendoci che evidentemente pernotteranno al Bright Angel campground. Guardiamo verso l’alto cercando di identificare la nostra posizione sulla mappa in relazione alle formazioni rocciose. Dobbiamo risalire diversi salti di roccia prima di arrivare al Rim che, solo a tratti, intravediamo lassù, lontano… forse meglio così: concentriamoci sul procedere un passo alla volta! Incontriamo un escursionista non giovane, da solo, sdraiato all’ombra di un masso. Ci chiede se abbiamo acqua da cedergli in quanto ha finito la sua, gli sono venuti i crampi e non riesce a proseguire in salita. Fortunatamente siamo stati previdenti e ne abbiamo parecchia, considerato che all’Indian garden potremo fare nuovamente il pieno. Gli cediamo una bottiglietta da mezzo litro.

Indian garden

Proseguiamo e piano piano il paesaggio brullo comincia a popolarsi di verde: cespugli attorno al corso d’acqua che stiamo risalendo, qualche piccola pianta, fino a veri e propri alberi. Questo scenario ha un sapore quasi tropicale, spuntato dal nulla fra le rocce e a queste alte temperature. Ci illudiamo di essere arrivati all’Indian garden ma continuiamo a non veder comparire l’atteso relativo cartello in legno. Oltretutto, presso l’Indian garden è consentito campeggiare sulla base di appositi permessi, per cui è impossibile passare questa zona senza notarla. Scopriamo che l’Indian garden (quota 1159 m) non è una piccola oasi in corrispondenza di una pozza d’acqua solitaria ma un lungo tratto di vegetazione cresciuta attorno al corso d’acqua che stiamo risalendo, che comincia con la formazione del Garden creek, fino ad arrivare alla zona di vegetazione più fitta, l’Indian garden vero e proprio. Quando finalmente ci arriviamo, lo riconosciamo: 14:25, poco più del nostro amico di YouTube. La stanchezza mista a sudore e fatica comincia a farsi sentire tutta. Facciamo il pieno di acqua - alla fonte si è formata una piccola coda di persone - e ci bagniamo la testa. Ci fermiamo 5’ per mangiare due albicocche secche anche se non abbiamo fame. Notiamo un discreto via vai di gente, parte della quale probabilmente si fermerà a dormire qui. Il Rim è ancora molto lontano e cominciamo ad apprendere sulla nostra pelle la difficoltà dell’impresa che abbiamo scelto di intraprendere. E’ comunque ancora presto, il tempo non ci manca. Ripartiamo. La macchina fotografica è ormai infilata nello zaino e, diversamente dalla discesa, lungo la quale abbiamo scattato tante foto, dubitiamo di fermarmi ad utilizzarla: ormai l’obiettivo è il Rim.

3 mile resthouse

Procediamo risalendo piano piano il sentiero che punta in direzione sud-ovest, allontanandosi sempre più dal fiume, ormai non più visibile, e avvicinandosi all’alto bordo del Rim, ancora 3060 piedi - ovvero 933 m - sopra di noi. Il fattore più destabilizzante di questa escursione, infatti, non sarà il dislivello positivo complessivo di circa 1800 m - che già abbiamo affrontato in giornata in più di un’occasione - ma proprio il fatto di partire con il facile - la discesa - e cominciare il duro già un po’ affaticati dalle diverse ore di cammino e soprattutto con la temperatura attorno ai 30° C. Raggiungiamo la 3 mile resthouse (quota 1421 m) alle 15:30. Il Rim è ancora 2112 piedi - 644 m - sopra di noi. Prendiamo atto del fatto che, per entrambi, la percentuale di fatica sta nettamente cominciando a superare quella del divertimento. Sappiamo che arriveremo - perché siamo perfettamente in grado di chiudere il giro, non lo stiamo mettendo in dubbio - ma siamo altrettanto consapevoli del fatto che sarà una bella sfacchinata. Anche qui 5’ di sosta, un sorso d’acqua e ripartiamo, con passo lento ma costante. Facciamo un conto mentale del dislivello ancora da coprire: 644 m significano 2 volte e mezzo la salita al Santuario di San Luca a Bologna dal Meloncello, l’itinerario che abbiamo sfruttato nei giorni prima di partire per allenarci. Non è così drammatico… ma non è nemmeno poco! Dalla 3 mile resthouse il sentiero, sempre comodo, cambia drasticamente rispetto a prima, cominciando a zigzagare in modo da arrampicarsi verso il Rim: lo avevamo notato bene ieri pomeriggio dai punti di belvedere lungo la Hermit road e lo si comprende intuitivamente anche guardando la mappa. Più saliamo e più persone incontriamo, in quanto molti ci tengono a percorrere anche solo un breve tratto di questo noto itinerario.

1.5 mile resthouse

Agogniamo la 1.5 mile resthouse (quota 1843 m), che attendiamo ad ogni curva e che invece pare non arrivare mai. Eccola finalmente! Sono le 16:25. Ultimo miglio e mezzo, come indica il nome del bivacco. Ormai abbiamo smesso di parlare fra di noi, il fiato è tutto per la salita. I polpacci cominciano a bruciare, un po’ per il sole un po’ per il dislivello a questa temperatura. Gli spallacci dello zaino cominciano a lasciare segni e nelle scarpe sentiamo la progressiva formazione di vesciche. Fortunatamente il cielo comincia a velarsi, concedendoci una blanda tregua almeno sul fronte temperatura. Percorriamo quest’ultimo tratto davvero a rilento. Il bordo del Rim si avvicina sempre più, ed ecco, abbarbicato su di esso il Bright Angel lodge.

Bright Angel trailhead

Ancora un paio di curve e ci siamo: ore 17:30, raggiungiamo il Bright Angel trailhead (quota 2078 m). (Per noi) un’impresa. 10h e 30’, soste comprese. Siamo distrutti ma soddisfatti. Nonostante la tanta gente, riusciamo a salire sul primo shuttle in arrivo direzione visitor center, dove abbiamo lasciato la macchina questa mattina.

Verso Page

Considerato il gelo patito la notte scorsa a questa quota, siamo decisi sul voler dormire al caldo almeno stanotte, distrutti come siamo e bisognosi di una doccia. Non è tardi ma non è nemmeno presto: prima di farci sopraffare dalla stanchezza, imbocchiamo la Desert view drive in direzione est, per cominciare ad avvicinarci alla destinazione di domani, nei pressi di Page. Usciamo dal parco dalla East entrance e proseguiamo per un po’ ancora nella stessa direzione. Mentre Ste guida, cerco su Booking un posto dove dormire lungo la strada da qui a Page. Prende pochissimo. Dalla AZ-64 ci immettiamo sulla AZ-89 in corrispondenza di Cameron. Pare che né qui, né nel prossimo minuscolo abitato di Willow Spring ci sia gran che. Qualche opzione disponibile figura invece proprio a Page. Sebbene la nostra intenzione non fosse di guidare per le 2h 30’ che separano il Grand Canyon NP (South Rim) da Page, ormai siamo già a metà strada, quindi effettuiamo la prenotazione presso il Motel 6, proprio all’ingresso di Page. Saldiamo gli 83 $ per la notte e, finalmente, ci godiamo le comodità della nostra camera, facendoci una lunga doccia bollente, cucinando una zuppa liofilizzata nella nostra gavetta (siamo troppo stanchi e ormai è troppo tardi per andare fuori a cena) e crollando a letto.

Info base trekking
Partenza: South Kaibab trailhead, Desert view drive
Arrivo: Bright Angel trailhead, Grand Canyon village
Distanza: 27 km
Dislivello in salita: 1813 m
Durata: 10h 30’ soste comprese
Tipologia itinerario: one way
Tappe: South Kaibab trailhead (7:00) - Cedar ridge (7:38) - Skeleton point (8:30) - Tipoff (9:25) - Black bridge (10:30) - Boat beach - Phantom ranch (11:15-12:00) - River resthouse (13:00) - Indian garden (14:25) - 3 mile resthouse (15:30) - 1.5 mile resthouse (16:25) - Bright Angel trailhead (17:30)

Logistica
Accesso: il South Kaibab trailhead non è raggiungibile in auto ma solo con l’orange shuttle, gratuito: percorso e orari

Dal momento che l’attacco del trekking (South Kaibab trailhead) si trova in un’altra zona del South Rim rispetto al punto di arrivo (Bright Angel trailhead), conviene parcheggiare la macchina presso il visitor center, prendere la navetta arancione - orange route - per recarsi alla partenza e, un volta terminato l’itinerario, da qui salire sulla navetta blu - blue route - che riporta al visitor center

South Kaibab trail dal sito ufficiale del parco: itinerario e informazioni

Bright Angel trail dal sito ufficiale del parco: itinerario e informazioni

Senso di percorrenza: la scelta di intraprendere l’itinerario a partire dal SK, terminando con il BA, deriva dal fatto che il primo è interamente esposto al sole, privo di ombra e acqua; al contrario, lungo il BA, tutta l’area attorno all’Indian garden è caratterizzata dalla presenza di vegetazione, che contribuisce ad alleviare il caldo, oltre a fornire un po’ d’ombra e conta della disponibilità di acqua proprio all’Indian garden e, stagionalmente, presso la 3 mile e la 1.5 mile resthouse

Si consiglia grande cautela prima di intraprendere l’intero itinerario in giornata, fortemente sconsigliato dal sito ufficiale del Grand Canyon NP: uno degli elementi di criticità è dato dal fatto che la prima metà del percorso è in discesa e, solo arrivati in fondo al canyon, comincia la salita, quando “rinunciare e tornare indietro” verrebbe comunque a coincidere con il risalire per l’itinerario appena percorso. Si consideri, inoltre, la grande differenza di temperatura fra il South Rim e il fondo del canyon, caratterizzato da diversi gradi in più. Questi elementi rendono, a nostro avviso, fortemente sconsigliabile intraprendere l’intero trekking in estate, quando le temperature diventano proibitive. Percorrendolo in primavera (26 aprile), siamo partiti dal South Kaibab trailhead con il piumino e abbiamo affrontato la salita dal Bright bridge in soli pantaloncini corti.

Tips
Grand Canyon NP: accesso 20 $/persona oppure 35 $/veicolo. La tariffa a veicolo si riferisce al mezzo, purché privato, e ai visitatori che porta (max 15)

Se si intende visitare più parchi, conviene considerare il pass annuale America the Beautiful che, per 80 $, consente l’accesso a tutti i parchi nazionali americani - ma non ai parchi statali - nell’arco di un anno. Il pass può contenere fino a due nominativi, pertanto può essere utilizzato - per esempio da un coppia o da un nucleo familiare - per poi essere ceduto ad altro visitatore che apporrà la propria firma nel secondo spazio a disposizione. Il Grand Canyon NP rientra fra i parchi inclusi

Il sito web dedicato al Grand Canyon NP contiene materiale utile ad organizzare la propria visita al parco: mappe, orari e percorsi degli shuttles, informazioni sui principali trekking, possibilità di pernottamento nel parco o nei pressi dello stesso, etc.

Gli shuttles dei parchi nazionali sono gratuiti

Brochures e mappe del Grand Canyon NP scaricabili gratuitamente, alcune anche in italiano

Clima e condizioni meteorologiche del Grand Canyon NP

Un distributore di acqua fresca gratuita è disponibile all’interno del supermercato di Market plaza

Leggendaria limonata del Phantom ranch: 5.25 $

Motel 6, Page: si tratta di una catena di motel che ritroveremo anche in Utah; camera doppia 83 $/notte

Se non diversamente specificato i siti visitati sono ad accesso gratuito