L'Atlante

Ci svegliamo rigenerati dopo aver dormito quasi 10 ore! Fuori dalla finestra tutto è leggermente imbiancato. Scendiamo per la colazione e troviamo il tavolo di ieri sera apparecchiato con un bricco di latte, uno di caffè, marmellata, burro e formaggio, omelette e crepes ancora calde. Dopo l’ottima colazione, il gestore del b&b ci aiuta a gonfiare la gomma che ieri avevamo notato essere sgonfia con il compressore. Sembra a posto. Soddisfatti, saldiamo il b&b e partiamo. Programma della giornata: percorrere un tratto dell’Atlante per poi dirigerci verso il deserto.

Lungo l’Atlante

Ci riavviamo verso valle, scoprendo che il paesaggio visto ieri, con la neve è diventato spettacolare! Ci fermiamo quasi ad ogni curva.

Subito dopo il passo Tizi n’Tirherhouzine , la neve sparisce e tutto si fa nuovamente roccioso e arido. Riattraversiamo i villaggi di ieri, fermandoci per qualche scatto alla gente che lavora nei campi.

Arrivati ad Aït Hani abbiamo due opzioni: tornare per la strada di ieri, oppure intraprendere un altro itinerario, lungo la strada P7103 che, sia il gestore del b&b di Boumalne Dades, sia quello della notte scorsa, definiscono panoramico, in particolar modo lungo il tratto del gorge. Visto che la gomma pare a posto, la neve non c’è più e un bel sole brilla nel cielo, scegliamo di percorrere un itinerario differente da quello dell’andata.

Un guado dopo l’altro

Inizialmente attraversiamo una serie di vallate contornate da bassi rilievi colore rosso-arancio che creano un’atmosfera che ricorda un po’ alcuni parchi desertici degli Stati Uniti. Si tratta di vallate solcate dal letto di un fiume ora in secca. Attraversiamo alcuni villaggi lungo la strada sempre senza incontrare mai altri viaggiatori. Il percorso prosegue infilandosi dentro il gorge preannunciato dai nostri amici, lungo il quale scorre un fiume, questa volta vero e proprio. Passiamo diversi minuscoli paesini, ultimo Amouguer, e all’improvviso, dopo una curva, la strada è sbarrata da un fiume. O meglio, il livello della strada si abbassa di poco e l’acqua del fiume ci passa sopra.

Siamo sbalorditi: davvero dobbiamo passare di qui? Tornare indietro a questo punto diventa impensabile o comunque molto complicato, se vogliamo stare nei tempi della tabella di marcia che ci siamo dati. Ci riflettiamo un secondo e andiamo! Sentiamo qualcosa toccare il fondo della macchina, probabilmente un sasso. Ci fermiamo appena usciti dal guado: sembra tutto a posto. Un po’ impensieriti, proseguiamo. Percorriamo il resto del gorge, sempre panoramico, con una gran ansia. Sbuchiamo nella valle e tiriamo un sospiro di sollievo. E invece, dopo poco, ecco un altro guado, questo addirittura più impegnativo! Che facciamo? Sembra che la superficie della strada dove scorre l’acqua non sia piana ma bucherellata. mentre stiamo valutando il da farsi, arriva una macchina di locals. Li invitiamo a passare ma ci fanno segno di andare noi, tranquilli. In effetti abbiamo la macchina in mezzo: ok, un bel respiro e via. Andata! Dopo che hanno guadato anche loro li facciamo passare, in modo da poterli “copiare” nel caso trovassimo altri guadi. E infatti, nel secondo seppur più piccolo gorge, troviamo un guado dopo l’altro.

I locals nella macchina davanti a noi ci fanno dei gesti con le mani fuori dal finestrino per farci capire se il guado è buono o se è così così. In questa maniera, sempre un po’ con il cuore in gola, raggiungiamo la “civiltà”, nell’abitato berbero di Goulmima, su una strada nazionale. Finalmente ci rilassiamo!

Verso Merzouga

Preleviamo un po’ di dirham presso un ATM e procediamo verso Merzouga passando per Tinejdad e poi per Erfoud e Rissani. Cominciamo ad intravedere all’orizzonte dune di un bell’arancione rosato. Presto le vedremo da vicino: abbiamo prenotato, infatti, un’escursione a dorso di dromedario con pernottamento in un campo tendato.

Arrivati a Merzouga, come temevamo, la Kasbah Azalay, presso cui abbiamo prenotato, si trova lungo una delle piste che si diramano dalla strada principale asfaltata. La Lonely Planet metteva in guardia dicendo che quasi tutti gli hotel, i riad e le kasbah si trovano già nella sabbia e che bisogna fare attenzione a non insabbiarsi con la macchina. La pista comunque è ben battuta e arriviamo a destinazione senza problemi.

Escursione nel deserto

Ci viene offerto il tè di benvenuto e, una volta fatto lo zaino, veniamo condotti da un marocchino che parla piuttosto bene l’italiano ai dromedari che ci accompagneranno all’accampamento.

Saliamo sui due dromedari: ricordo dal viaggio in Giordania che bisogna tenersi bene dal momento che questi animali si portano in posizione eretta alzando prima le zampe dietro e poi quelle davanti. Lo stesso fanno i dromedari. Un ragazzo berbero che parla un po’ di inglese ci accompagna a piedi, tirandosi dietro i dromedari. L’accampamento non è molto distante dalla città: si trova dietro una serie di dune nel deserto di Erg Chebbi che, tecnicamente, non costituisce una vera e propria parte dell’immenso deserto del Sahara ma, piuttosto, un deserto pre-sahariano.

Quando il sole sta per tramontare, il ragazzo ci fa scendere dal dromedario e salire su una duna da cui si gode di un tramonto spettacolare. In breve, raggiungiamo poi l’accampamento dove ci sono già altri ospiti.

Nel campo tendato

Ci viene assegnata una tenda molto essenziale con dentro solamente un letto corredato di pesanti coperte. Veniamo invitati a prendere il tè sedendoci a uno dei bassi tavolini in legno. Mentre sgranocchiamo arachidi osserviamo gli altri ospiti: tre ragazze giapponesi, parecchi francesi e tre belgi. Inizia a rinfrescare per cui ci ripariamo “in camera” dove ci riprendiamo dal lungo viaggio di oggi prima della cena, per la quale veniamo chiamati alle 7. Nella tenda principale abbiamo il nostro tavolino personale. Ad ogni gruppo viene servito riso con verdure, una tajine di pollo e fette di mela e melone. Nel frattempo è calato il buio.

I ragazzi berberi accendono il fuoco e ci sediamo tutti insieme lì attorno ad ascoltare musica berbera. Ste e alcuni altri turisti vengono invitati a provare a suonare i tamburi. Facciamo una passata in bagno (una stanzetta ricavata nella tenda principale con un wc che si svuota a suon di secchiate d’acqua e un rubinetto posto all’esterno che funge da lavandino) e, a nanna, sotto le pesanti coperte berbere e un cielo stellato.

Tips

Auberge Afoud: cena per due e camera matrimoniale con bagno privato e colazione 360 dh

Escursione e pernottamento nel deserto con Kasbah Azalay: escursione a dorso di cammello (45’ circa), cena per due, pernottamento in campo tendato e colazione per due 760 dh

Se non diversamente specificato i siti visitati sono ad accesso gratuito