Ferrata Dibona per forcella Staunies

La via Ferrata Ivano Dibona costituisce uno dei percorsi in quota più noti e suggestivi forse di tutte le Dolomiti. Partendo dal rifugio Guido Lorenzi, l’itinerario si snoda lungo la cresta principale del gruppo del Cristallo, fino a scendere in valle ad Ospitale. Originariamente l’attacco della ferrata si raggiungeva salendo al rifugio Lorenzi da Rio Gere grazie a due impianti (una seggiovia fino a Son Forca e, da qui, una ovovia). Dalla chiusura dell’impianto di risalita Staunies nel 2016, il rifugio Lorenzi può essere raggiunto solo a piedi, salendo per la ripida forcella Staunies (700 m di dislivello compressi in poco meno di 2 km di sviluppo). L’itinerario già di per sé piuttosto lungo risulta quindi ancora più impegnativo.

Invogliati da racconti e fotografie trovati sul web, in particolare sui gruppi Facebook Dolomitici! e Gli amici di Cortina, prendiamo seriamente in considerazione il lungo itinerario, pur essendo ormai al limite della stagione, quando sentiamo l’esperienza di un’amica. Sfruttando, infatti, la seggiovia di Rio Gere e salendo a piedi per la forcella Staunies, in alternativa a percorrere l’intero sentiero ferrato fino ad Ospitale è possibile scendere dalla ferrata per un’originaria via di fuga in corrispondenza della forcella Alta, tornando così a Son Forca. Questa soluzione, oltre ad accorciare relativamente l’itinerario, risulta un percorso ad anello, non necessitando quindi di una seconda macchina ad Ospitale.

Definito l’itinerario, scopriamo però che la stagione di apertura dell’impianto di Rio Gere è appena terminata. Non ci resta quindi che percorrere anche il primo tratto a piedi, a questo punto preferendo attaccare al vicino passo Tre Croci che consente di partire un centinaio di metri più in alto rispetto a Rio Gere.

La forcella Staunies

Alle 8 del mattino di uno splendido sabato settembrino, lasciata la macchina al passo Tre Croci (1805 m), ci mettiamo in marcia lungo il comodo sentiero CAI 203. In un’ora scarsa raggiungiamo il passo Son Forca (2109 m), situato poco sotto l’omonimo rifugio, e la ex stazione di partenza dell’impianto Staunies. Siamo solo noi.

Un cartello in legno un po’ improvvisato indica che, da qui, l’itinerario ad anello che comprendere forcella Staunies e ferrata Dibona può essere percorso in entrambi i sensi e viene indicata la durata di 6 ore. Gambe in spalla!

La salita per la forcella Staunies comincia con una pendenza non eccessiva. Avendo sciato più volte in inverno nel tratto di pista che ancora veniva aperto al pubblico, quello più a valle, sappiamo che il ghiaione subisce un’impennata in alto, dove il canale si restringe. Osservandolo, scorgiamo quattro puntini proprio in corrispondenza del cambio di pendenza: altri escursionisti. La loro dimensione minuta ci rende chiari distanza e dislivello che ci attendono.

Senza particolari difficoltà raggiungiamo la stazione intermedia dell’impianto di risalita. Vedere le strutture abbandonate a sé stesse ha uno strano sapore, un misto di tristezza e nostalgia (per averle viste funzionanti). Allo stesso tempo, però, questo luogo diventato così silenzioso e remoto esercita un fascino innegabile.

Riprendiamo a camminare e la pendenza comincia piano piano ad aumentare. La difficoltà nella progressione però deriva più dal tipo di terreno che dalla sua inclinazione. Cerchiamo di camminare in corrispondenza dei massi più grossi che, al nostro passaggio, risultano più stabili rispetto al ghiaietto sciolto. Una coppia di camosci scende con agilità dal canale presente sulla nostra sinistra. Si fermano ad osservarci e proseguono nella discesa. Per quantificare la distanza ancora da percorrere contiamo i piloni dell’impianto. Sotto di noi qualche altro puntino sta approcciando il primo tratto del ghiaione.

Il rifugio Lorenzi

In 1h 40′ dall’attacco della Staunies raggiungiamo la sella sommitale e la sua posizione privilegiata che consente di dominare più valli. Ed ecco, incastonato nella roccia, l’ormai solitario rifugio Guido Lorenzi, non più gestito dal 2016, quando l’impianto di risalita è stato dismesso.

Lo raggiungiamo e saliamo un po’ incerti sulla terrazza di legno: nessuno ne sta più facendo manutenzione da cinque anni: sarà prudente? Evitiamo le parti aggettanti e ci manteniamo vicini alla struttura principale. Godiamo la meritata pausa al sole: non c’è una nuvola! Da un lato la magnifica vista verso sud che ci ha accompagnato durante tutta la salita: il gruppo del Sorapiss, il monte Pelmo, la Croda da Lago e, un po’ più lontano, il monte Civetta. Dall’altra parte, invece, si apre lo spettacolare panorama verso le Dolomiti di Sesto dove, dopo un attimo di esitazione, riconosciamo le Tre Cime di Lavaredo (di cui abbiamo una vista inusuale).

La ferrata Ivano Dibona

Riposati a sufficienza, ci imbraghiamo per la ferrata. Mentre ci prepariamo, qualche altro escursionista arriva reduce dalla forcella. Alla fine questo luogo incantato attira più appassionati di quanti non ce ne saremmo potuti immaginare! Effettivamente essere qui, quasi soli, sul tetto del Cristallo è un’esperienza che difficilmente dimenticheremo.

Percorsi la via ferrata Ivano Dibona già nel 1997 con mio padre. Allora si arrivava al rifugio Lorenzi con l’ovovia e si intraprendeva il sentiero ferrato, discretamente frequentato, in discesa. Oggi, a distanza di 24 anni, eccomi di nuovo qui, questa volta con già più di tre ore di cammino e 1100 m di dislivello sulle spalle.

I principali elementi di interesse della ferrata si concentrano tutti nella prima parte. Si comincia con una serie di scalette che portano rapidamente in cresta, offrendo un panorama spettacolare in ogni direzione. Rispetto a quanto già apprezzato dal rifugio Lorenzi, ora la vista spazia anche verso ovest/nord-ovest.

Superate un paio di brevi gallerie scavate nella roccia, ecco il noto ponte sospeso lungo 27 m, lo stesso che compare anche nel film Cliffhanger. Ambientata sulle Montagne Rocciose, la pellicola è stata girata in gran parte sulle Dolomiti.

Attraversato il ponte, l’itinerario prosegue in posizione dominante, passando accanto al Cristallino d’Ampezzo (3008 m), raggiungibile con una breve escursione dal sentiero principale. La ferrata procede alternando sali scendi ma sviluppandosi prevalentemente in discesa. Continuiamo a sfiorare le creste del Cristallo, apprezzando le ampie vedute sulla vallata di Cortina d’Ampezzo e su quella retrostante dominata dalla Croda rossa. Quest’ultima risulta facilmente riconoscibile per via del colore acceso della roccia.

Il sentiero prosegue solo a tratti ferrato, incidendo il fianco sud della Cresta Bianca (2932 m). Cominciamo ad incontrare caverne e baraccamenti, testimonianze delle postazioni risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Fra questi, quasi incastonato nella roccia, notiamo il bivacco del maggiore degli Alpini Carlo Buffa di Perrero, che dirigeva le truppe italiane sul fronte del Cristallo.

La discesa

Superata la Cima Padeon (2859 m) e raggiunto il Vecio del Forame (2863 m), in corrispondenza della forcella Alta (2650 m) il nostro itinerario abbandona la ferrata scendendo verso sinistra per un ripido e stretto canale caratterizzato da roccia dai toni aranciati. La progressione è lenta e faticosa in quanto il sentiero, cosparso di pietrisco minuto e arrotondato, risulta piuttosto scivoloso.

Raggiunta la forcella Bassa (2420 m), l’itinerario prosegue ancora ripido, senza darci tregua. A conti fatti, reputiamo quest’ultima discesa ben più impegnativa della salita per la forcella Staunies intrapresa al mattino.

Arrivati al margine del bosco, tagliamo per ghiaioni e mughi in direzione sud-est fino al “Casòn de Padeon – ex Teleferica” (2032 m). Proseguiamo attraversando quelle che d’inverno sono le piste da sci fino a raggiungere il passo Son Forca. Da qui, per il comodo sentiero 203 già percorso all’andata, torniamo al passo Tre Croci.

Che viaggio! Arriviamo alla macchina decisamente sfiniti ma estremamente appagati dai luoghi magici e ormai remoti che abbiamo avuto l’opportunità di assaporare.

Info base trekking
Partenza: Passo Tre croci
Arrivo: Passo Tre croci
Distanza: 12,5 km
Dislivello in salita: 1335 m
Durata: 9 h
Tipologia itinerario: percorso ad anello
Cartografia: Tabacco 1:25.000, foglio 03

Logistica
Accesso: da Cortina d’Ampezzo 15′ in auto, da Auronzo 16′; parcheggio presso Passo Tre Croci lungo la strada; in alternativa, per diminuire il dislivello, si può salire direttamente a Son Forca da Rio Gere in seggiovia (info, orario e periodo attività impianti)

La via ferrata Ivano Dibona è attrezzata con cavo metallico, alcune scalette e un ponte sospeso lungo 27 m: occorrono pertanto abbigliamento e attrezzatura idonei

Tips
Abbiamo percorso l’itinerario in senso antiorario, in modo da intraprendere la forcella Staunies, che presenta pendenza fino al 64%, in salita, ritenendolo più sicuro; così facendo, però, ci siamo trovati ad affrontare il canale tra la forcella Alta e la forcella Bassa, anch’esso ripido e molto scivoloso, in discesa. A valle della nostra esperienza, suggeriamo, quindi, di prediligere la percorrenza in senso orario

Si consiglia di contattare i rifugi della zona (rifugio Son Forca o ristorante Rio Gere) per verificare le condizioni del percorso e l’eventuale presenza di neve