Catinaccio d'Antermoia per il sentiero delle Scalette

Il lago di Antermoia, gioiello incastonato nel gruppo del Catinaccio, meta a lungo sognata e desiderata. Avendolo inserito fra i progetti nel cassetto già da qualche anno, decidiamo di approfittare di uno dei weekend estivi per cominciare ad esplorare questa parte delle Dolomiti che ancora conosciamo poco, la Val di Fassa. Navigando sul web, tempo fa avevamo trovato un itinerario interessante sul blog Volpi del Vajolet, a suo tempo programmato ma rimandato causa meteo decisamente infausto. Proseguendo la ricerca, sul gruppo Facebook Val di Fassa Trekking troviamo diversi spunti, scoprendo che il lago è raggiungibile percorrendo differenti itinerari oltre alla classica Val di Vajolet, fra cui la Val Duron, la Val di Dona e la Val Udai. Essendo già in pieno luglio e conoscendo la fama dell’Antermoia, puntiamo su un’escursione che ci consenta, per quanto possibile, di evitare la massa. Riconsideriamo pertanto l’itinerario iniziale optando, alla fine, per percorrerlo in senso opposto, ovvero antiorario, come indicato su Sentres.com e sul sito web del rifugio Gardeccia.

Un’escursione lunga e con un discreto dislivello. Il percorso ad anello parte dal rifugio Gardeccia, raggiungibile da Ciampedie per il sentiero CAI 540, e segue il sentiero 583 fino al rifugio Antermoia per poi proseguire sul 584 fino al rifugio Vajolet e, da qui, sul 546 per tornare al Gardeccia. La parte del sentiero 583 denominata “sentiero delle Scalette” presenta un paio di tratti attrezzati con cavo ferrato.

Verso il Gardeccia

Dopo una notte trascorsa in furgone in uno slargo attorniato dal bosco subito fuori Vigo di Fassa, scendiamo di buon’ora in paese, dove prendiamo la funivia per Ciampedie (prima corsa alle 8) che raggiungiamo in pochi minuti. Da qui comincia il nostro itinerario: ci avviamo per il comodo sentiero 540 che, attraversando il bosco e alcuni pratoni che d’inverno si trasformano in piste da sci, in circa 40′ ci porta al rifugio Gardeccia (1949 m).

Il sentiero delle Scalette

Riempite le borracce alla freschissima fontana presso il crocevia di fronte al rifugio, procediamo per il sentiero 583 che ci conduce rapidamente sotto il gruppo del Larsech. Fiancheggiandone il lato meridionale prendiamo progressivamente quota fino ad imboccare il sentiero delle Scalette che si insinua fra il Gran Cront e la Pala de La Lacia.

Terreno e tipo di progressione cambiano completamente: abbandoniamo il bosco e cominciamo a salire per roccette, a tratti aiutandoci anche con le mani; il sentiero risulta comunque ben evidente grazie ai numerosi segni bianco-rossi. Dopo due brevi sezioni attrezzate con cavo metallico e alcuni pioli infissi nella roccia, continuiamo a salire, fino a raggiungere il passo delle Scalette (2348 m).

La valle di Laussa

Da qui attraversiamo un primo altopiano verdeggiante punteggiato di fiori gialli, per poi percorrere l’ampia valle di Laussa (o Lausa), incrociando qualche capriolo subito prima della forcella dei Camosci (2648 m), così chiamata proprio per la facilità con cui si incontrano animali selvatici in questa zona selvaggia e poco frequentata.

Il paesaggio si fa gradualmente sempre più brullo e lunare fino a raggiungere il passo Laussa (2700 m) da cui, finalmente, scendiamo al rifugio Antermoia (2496 m) e all’omonimo lago.

Il lago d’Antermoia

Il lago d’Antermoia è oggettivamente all’altezza della sua fama. Sul lato settentrionale è fiancheggiato dalla Croda del Lago, che vi si specchia. L’acqua è cristallina e quando esce il sole assume splendide tonalità di azzurro-verde. Sostiamo a bordo del lago una quindicina di minuti per uno spuntino veloce e per la prima vera pausa dall’inizio del percorso.

Rinfrescati e rinvigoriti, ci lasciamo alle spalle il bellissimo lago e procediamo in direzione ovest lungo il sentiero 584 che percorre il vastissimo Vallone di Antermoia, al termine del quale si staglia l’imponente Catinaccio d’Antermoia. Terminata la parte pianeggiante del vallone, cosparsa di detriti probabilmente trasportati dallo scioglimento della neve e del ghiaccio che si formano d’inverno, ci si staglia di fronte la ripida salita da affrontare per guadagnare il passo di Antermoia, lo stretto valico che separa questa valle dalla val di Vajolet. La progressione è rallentata dalla presenza di neve, comunque affrontabile anche senza ramponi (che ad ogni modo avrebbero aiutato!). Arrivati alla forcella, la vista spazia tutt’intorno.

La val di Vajolet

Attraverso una ripida e non agevole discesa, comunque priva di neve, raggiungiamo il rifugio Passo Principe dove, attirati dal profumo di patate a rosmarino ci concediamo un piatto veloce.

Prima di rischiare di rilassarci troppo, riprendiamo la marcia: ora è tutta discesa! Rapidamente scendiamo ai rifugi Vajolet e Preuss, altro interessante crocevia: di qui infatti parte l’itinerario 542 per il Rifugio Re Alberto e le Torri del Vajolet, che da lontano sovrastano la valle. Infine, percorrendo il comodo e assai frequentato sentiero 546, torniamo al Gardeccia e, proseguendo, a Ciampedie dove, con la funivia (ultima corsa ore 18:30) rientriamo a Vigo.

Info base trekking
Partenza: Ciampedie
Arrivo: Ciampedie
Distanza: 19 km
Dislivello in salita: 1290 m
Durata: 7 h
Tipologia itinerario: percorso ad anello
Cartografia: Tabacco 1:25.000, foglio 06

Logistica Accesso: da Vigo di Fassa in funivia per Ciampedie; da Pera di Fassa in seggiovia (tre tronchi). In alternativa si può salire direttamente a piedi da Pera, dilatando però le tempistiche e le distanze già considerevoli (info e orario impianti)

Il sentiero delle Scalette prevede due brevi sezioni attrezzate con cavo metallico e pioli infissi nella roccia

Tips
Conviene percorrere l’itinerario in senso antiorario così da intraprendere il sentiero delle Scalette in salita, ancora riposati e al mattino, quando le probabilità di cattivo tempo sono generalmente più scarse, riservando la più comoda discesa su sentiero meno impegnativo dal rifugio Passo Principe per il ritorno nel pomeriggio

Si consiglia di contattare i rifugi della zona (noi abbiamo telefonato al Gardeccia) per verificare le condizioni del percorso e l’eventuale presenza di neve