Fiordi nord

Ci svegliamo sentendo dei colpi contro il furgone. Restiamo in ascolto: i bussi, sporadici, sono sul tetto. Mettiamo il naso fuori dal furgone e tutto pare tranquillo. Diamo un’occhiata al tettuccio e notiamo una serie di chiazze viola acceso, come se qualcuno avesse tirato manciate di mirtilli contro il furgone bianco: cacca di sterna artica! Evidentemente la nostra presenza deve averle infastidite e devono aver cercato di ricordarci che siamo nel loro territorio e che pertanto non siamo bene accetti.

Facciamo colazione e ci spostiamo rapidamente a Siglufjörður paese, anche se di sterne non vediamo traccia. Il sole presente nel cielo quando ci siamo svegliati è ora coperto da nuvole grigie che rendono più ovattata l’atmosfera del villaggio di pescatori che dà il nome al fiordo nel quale è stato costruito. Notiamo barche dai colori accesi lungo i piccoli moli in legno e una grande quantità di uccelli (fra cui, probabilmente, anche le nostre sterne). Lungo la strada sono presenti capannoni in lamiera metallica, uno dei quali cattura la nostra attenzione per via dei colori accesi: al suo interno si trova il museo dell’aringa che Stefano trova assai interessante per via di tutti i macchinari esposti che venivano utilizzati quando l’industria dell’aringa costituiva la principale fonte dell’economia del paese, negli anni ‘40-50 del secolo scorso. Scopriamo poi per caso che il museo non apre prima delle 10 e che sarebbe a pagamento; un’addetta lo aveva aperto in anticipo per consentire l’accesso a visite guidate di gruppo.

Ripreso il furgone cominciamo il tour di oggi percorrendo la sponda sinistra dello stretto Siglufjörður che, attraverso un tunnel, ci porta ad esplorare la penisola di Tröllaskagi lungo la quale si snodano 186 km (strada n. 76) di paesaggi mozzafiato inondati di sole, a detta della Lonely Planet simili a quelli dei fiordi occidentali. L’itinerario offre splendidi scorci sul mare e vallate pressoché deserte. Ci fermiamo per fotografare il faro arancione di Tröllaskagi, molto simile a quelli visti nei fiordi est mentre un vento quasi violento tenta di strapparci via la portiera del furgone. Procediamo incontrando sporadiche fattorie tinteggiate di colore rosso fuoco, che crea meravigliosi contrasti con le “cinquanta sfumature” di verde del paesaggio. La strada n. 745 corre lungo la sponda orientale dell’ampio Skagafjörður fino a riportarci nell’entroterra nella zona di Varmahlíð, caratterizzata da numerosi allevamenti di cavalli. Pranziamo con brioches e toast in una piazzola poco prima dell’abitato di Varmahlíð. Di qui ci dirigiamo verso nord lungo la strada n. 75 fino a Glaumbær, dove troviamo casette dal tetto di torba; tornando verso sud ci avventuriamo alla ricerca della nostra prima hot pot, pozza geotermale into the wild. Abbiamo qualche difficoltà ad individuare la posizione della Fosslaug hot spring ma, seguendo un’altra macchina, raggiungiamo un piccolo parcheggio sterrato dove sono già presenti dei veicoli. Di qui a piedi raggiungiamo rapidamente l’ampia e calda pozza, che condividiamo con altre 4-5 persone. Meraviglioso! Stiamo un po’ a lessarci e poi torniamo sui nostri passi riprendendo la lunga strada verso i fiordi ovest. Tornati sul ring rimaniamo colpiti dalla stupenda valle di Hunaver, caratterizzata da campi coltivati con balle di fieno avvolte in sacchi colorati sparse sui campi e gruppi di cavalli. Passata senza soste la cittadina di Blönduós, andiamo in esplorazione verso la penisola di Vatnsnes, ultimo punto di interesse di oggi: imbocchiamo la ghiaiosa strada n. 711 che ci conduce allo Hvítserkur, il faraglione più fotografato d’Islanda. Anche qui soffia un vento fortissimo che rende quasi difficoltosa la ripida discesa per scendere in spiaggia dal parcheggio. Una volta che i giapponesi presenti hanno finito di farsi selfie “occupando” la scena del faraglione, ci scateniamo noi che lo documentiamo in tutta la sua selvaggia asprezza. Proseguiamo l’itinerario lungo la penisola venendo bloccati da un numeroso gruppo di cavalli che, incuriositi dalle macchine, si sono piazzati in mezzo alla strada e non ne vogliono sapere di spostarsi, cercando invece di infilare il muso dentro i finestrini a caccia di cibo. Raggiungiamo infine Hvammstangi: dove dovrebbe trovarsi una colonia di foche che però non riusciamo ad individuare. Concludiamo il giro tornando sul Ring, facendo rifornimento a Staður e imboccando la strada n. 68, che costituisce l’accesso ai fiordi ovest. La nostra idea iniziale di visitare questa zona procedendo in senso antiorario come fatto fino a questo momento viene rivisitata sulla base delle previsioni meteorologiche studiate in tempo reale. Decidiamo quindi di svoltare lungo la strada sterrata n. 59 in modo da valicare e portarci sulla costa occidentale che ci permetterà di intraprendere la nostra visita in senso orario. Ci fermiamo lungo il nebbiosissimo e ventoso valico collinare in località Laxárdalsvegur dove ceniamo con wurstel e purè e ci addormentiamo subito.

Tips
Vogar travel service: 1750 isk a persona

Myvatn nature baths: 5000 isk a persona

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