Reykjanes

Atterriamo al Keflavik International Airport di Reykjavik alle 15:10 ora locale, accolti da un cielo grigio pesto e pioggia battente. Nella piccola arrival hall dell’aeroporto incontriamo il nostro contatto dell’autonoleggio. Ci dirigiamo con lui al deposito di Car Rental Iceland, a soli dieci minuti di auto dal terminal. In macchina chiacchieriamo un po’ e scopriamo che è polacco e che vive in Islanda da dodici anni (conferma di quanto letto su The passenger riguardo alla cospicua presenza di immigrati provenienti dalla Polonia).

Arrivati al deposito ci vine mostrato il furgone, un Expert Camper Peugeot del 2015, con cui esploreremo l’Islanda nelle prossime due settimane. Preso in consegna il campervan, ci dirigiamo al vicino supermercato Bonus per la prima spesa, dove troviamo conferma dei noti prezzi islandesi piuttosto elevati. Sistemati gli acquisti siamo finalmente pronti a partire per l’esplorazione della penisola di Reykjanes che, situata poco a sud della capitale, si protende in direzione occidentale.

I fari di Garður

Accompagnati dalla pioggia continua e dal vento gelido, arriviamo all’abitato di Garður, sulla punta nord-ovest della penisola stessa. Questo inizio di viaggio si presenta decisamente in salita! Il cielo grigio e il clima ostile rendono tutto più ovattato. Un tempo principale centro della penisola, Garður vive di pesca e di commercio del pesce. Poco oltre il paese si erge il promontorio di Garðskagi, dove nidificano numerosi uccelli marini e dove si trovano due fari. Il più antico, risalente al 1897, è una costruzione in cemento a pianta squadrata e mostra le caratteristiche strisce orizzontali bianche e rosse. Il faro più recente, di forma cilindrica e ancora in cemento, è stato edificato invece nel 1944 in posizione più arretrata rispetto al profilo della costa, in ragione della continua erosione prodotta dal mare.

La Blue Lagoon

Lasciato il promontorio di Garðskagi, proseguiamo verso sud lungo la strada che costeggia l’area termale della spa Bláa Lónið, meglio nota come Blue Lagoon Iceland. La visita a questa piscina geotermale è argomento molto dibattuto fra turisti e viaggiatori in quanto da alcuni viene indicata come esperienza imperdibile per chi visita l’Islanda, mentre altri vi si oppongono per il costo decisamente elevato. Complice anche la pioggia battente, decidiamo di non entrare, né di visitare l’area esterna allo stabilimento, sebbene ci risulti essere molto suggestiva e ad accesso libero.

Krisúvík

Imboccata la strada costiera n. 427 e, successivamente, la n. 42, ci addentriamo nella riserva naturale di Reykjanesfólkvangur, dirigendoci verso le pozze sulfuree di Krisúvík-Seltún.

Per fortuna smette di piovere e riusciamo a visitarle senza bagnarci. L’odore pungente e i colori accesi ricordano tantissimo la neozelandese Rotorua. Ci sono pozze di fango ribollenti e solfatare che emettono sbuffi di fumo caldo dall’odore di uova marce. I colori predominanti sono il giallo acceso e tutte le sue sfumature fino all’arancione, mentre le pozze contengono fango che tende al violaceo. Dal parcheggio, in parte su passerelle di legno e in parte su sentiero, si snoda un percorso ad anello che conduce vicino alle aree più interessanti del sito.

Il lago Kleifarvatn e la strada n. 417

Sono quasi le 19 e, avvicinandosi la sera, ci dirigiamo verso il Circolo d’oro, che visiteremo l’indomani, percorrendo la strada che costeggia il suggestivo lago Kleifarvatn. Superato lo specchio d’acqua, lasciamo la strada asfaltata in costa per imboccare la sterrata n. 417 in direzione est. Questo tracciato attraversa paesaggi lunari di roccia vulcanica scurissima alternata a distese di muschio verde acceso. Il cielo plumbeo accentua ancora di più i colori e il loro forte contrasto. Arrivati sul Ring, la principale strada del paese, conosciuta anche come Hringvegur o semplicemente come strada n. 1, riprende l’asfalto e guidiamo per circa una mezzora fino al cratere vulcanico Kerið che visiteremo domani.

Parcheggiamo il furgone per la notte in uno slargo lungo una strada sterrata secondaria attorniata dal bosco, poco lontana dal vulcano stesso.

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